Non c’è niente di più vero quando si parla di essere umani, di considerare la loro natura come instabile e fragile. Ciò che differenza l’umanità dalle altre razze, è la capacità di avere pensieri, consci o inconsci, verso qualsiasi tipo di realtà, limitata però all’effettiva competenza di astrazione del singolo individuo. Questo limite, deriva sicuramente dal fatto che, l’esperienza è una delle competenze principali da possedere per accrescere la capacità di astrazione e l’uomo non ha esperienza del Tutto. A questo punto si può pensare alla capacità di astrazione come ad una retta; da ciò si deduce facilmente che esistono due estremità infinite, una che rappresenta l’anima dell’uomo, l’altra l’universo e tutto ciò che contiene; le due cose forse più difficili da comprendere ma, mentre l’universo piano piano viene schematizzato, l’anima rimane ancora incredibilmente lontana dalla nostra comprensione. Da sempre l’uomo ha cercato, nelle divinità e in tutto ciò che si forma nell’immaginario in funzione di quelle, di rimanere eterno. Non è infatti la paura più grande scomparire, come entità, per sempre? I meccanismi di difesa, (convinzioni, ideali, modi di vivere), di fronte a questa condizione sono moltissimi.